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lunedì 17 ottobre 2016

TINA MODOTTI , l'artista pasionaria


Capelli nerissimi, occhi di brace, una forza che irrompe in una grande delicatezza, un’espressione curiosa, uno sguardo che penetra: era Assunta Adelaide Luigia Modotti (chiamata Tinissima dalla sua mamma). Attrice, fotografa, rivoluzionaria, migrante, attivista politica perseguitata, musa di grandi artisti come Neruda e Alberti, modella di Rivera e Siqueiros, figura leggendaria, donna bellissima, dai molti nomi e dalle molte vite, Tina Modotti ebbe una grande vera passione, la fotografia ( prima messa a servizio degli ideali sociali e poi sacrificata per la lotta politica), rivelatasi quando aveva vent’anni, trasmessale, insieme alle tecniche, dal maggior fotografo dell’epoca che l’amò e ne fece la sua musa, Edward Weston, che lei riamò ma al quale preferì, poi, il comunismo.
Nacque da una famiglia povera a Pracchiuso, in provincia di Udine, nel 1896. Il padre Giuseppe lavora come meccanico e carpentiere, mentre la madre Assunta Mondini fa la cucitrice. Impossibilitata a seguire la scuola, nel 1913, quando aveva solo 17 anni, emigrò in America e a San Francisco trovò lavoro come operaia tessile. Sposò un pittore e poeta canadese squattrinato e con lui visse a Los Angeles, frequentando artisti ed intellettuali, tra cui il fotografo americano Edward Weston.
Nel 1920 ebbe inizio la sua avventura come attrice a Hollywood, interpreta The Tiger's Coat, per la regia di Roy Clement e, in seguito, alcune parti secondarie in altri due film, Riding with Death e I can explain.  ma riluttante ad avere ruoli che esaltavano solo la sua bellezza, lascio quel mondo vuoto e finto.
Quando suo marito morì, Tina, innamorata di Weston, lo seguì in Messico, dove visse gli anni per lei poi definiti i più luminosi, quelli dal 1923 al 1930. Insieme a Edward Weston e a suo figlio Chandler, Tina si stabilisce a Tacubaja e poi nella capitale. Unita a Weston da un travolgente amore, vive insieme a lui quegli anni gioiosi a contatto con i grandi pittori muralisti come David Alfaro Siqueiros, Diego Rivera e Clemente Orozco, tutti facenti parte del Sindacato artisti e fondatori del giornale El Machete. Coinvolta dall’atmosfera di arte rivoluzionaria che regalava il “Rinascimento messicano” scoprì la fotografia, quella che sarà la sua più grande passione. Fu abile a unire l'impegno sociale con la passione artistica; padrona della tecnica, giocando magistralmente con le luci e le ombre, riuscì a prodursi in maniera originale e con uno stile personale.
D’indole ribelle, proletaria per nascita, in quegli anni seguì le fila dell’estrema sinistra e nel 1927 aderì al Partito comunista.
Fra il 1925 e il 1926 Tina e Edward tornarono a San Francisco dove l’artista rivide la madre ammalata, in quel periodo conobbe la fotografa Dorothea Lange, e la sua passione per la poesia divenne sempre più concreta e acquistò la prima macchina fotografica professionale: la Graflex. Rientrati in Messico affrontarono un viaggio di alcuni mesi nelle regioni più suggestive e Tina immortalò le tante immagini per il libro di Anita Brenner Idols Behind Altars.
La relazione con Weston entrò in crisi e i due si lasciarono come coppia pur mantenendo i contatti torna in forma epistolare.
Dopo la partenza di Weston per gli Stati Uniti si legò a vari militanti del Partito comunista messicano, finché nel 1928, dopo l’uccisione del rivoluzionario cubano Antonio Mella, suo nuov compagno ( morì al suo fianco mentre passeggiavano)  fu considerata persona sospetta ed espulsa dal Messico.
Fuggì in Europa dove aiutò profughi ed esiliati e, una volta in Spagna, si arruolò nel Soccorso internazionale, col nome di “Maria”.  La guerra la costrinse ad abbandonare la fotografia: non fotografo più, ho troppo lavoro da fare, così scrisse a Weston al quale continuava ad essere emotivamente legata.
Nel 1942 gli Stati Uniti le negarono il visto e Tina  fece ritorno in Messico con il triestino Vittorio Vidali, funzionario del Partito comunista. Era il 5 gennaio 1942 e in un taxi  fu stroncata da una misteriosa crisi cardiaca.
Da allora Tina Modotti entrò per sempre nella leggenda; controverso e non chiarito ancora oggi è il suo ruolo nel movimento comunista internazionale, indubbia resta la sua vera passione, la fotografia (è prodotta dal presente e ha un ruolo nel processo storico, Tina Modotti) ed innegabile è il fascino dei suoi sofisticati scatti, composizioni astratte, nature morte, fiori, volti di operai, donne lavoratrici, che ancora oggi sorprendono per il talento tecnico e per la sorprendente modernità.
di Simona Bertocchi

siti consultati:
http://www.comitatotinamodotti.it/
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/tina-modotti/

 

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Simona Bertocchi è nata a Torino, toscana di adozione, vive attualmente a Montignoso, provincia di Massa Carrara. Lavora nel settore del turismo, ma l’altro mestiere, ormai in parallelo, è scrivere. Nel 2016 ha festeggiato I suoi 10 anni di carrier letteraria reglandosi il suo ultimo libro. Al momento ha 7 libri editi, alcuni dei quali giunti alla seconda edizione. Tanti i media che si sono occupati della promozione e recensione delle sue pubblicazione dalle testate giornalistiche, alle radio, alle televisioni nazionali e locali. Si occupa anche di volontariato essendo segretaria di uno sportello d'ascolto anti violenza. E’ appassionata di viaggi, di letteratura e di tango (che balla da qualche anno) Organizza e conduce salotti culturali e letterari in Toscana in collaborazione con importanti associazioni culturali, case editrici e librerie. SITO INTERNET: http://www.simonabertocchi.it