SIMONA BERTOCCHI SCRITTRICE

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venerdì 1 giugno 2012

LE CITTA' INVISIBILI

In base al nostro stato d’animo, cambia tutto quello che ci circonda. Per dirla alla Shakespeare " una bella giornata così brutta non l'avevo mai vista".
Basta un gioco di equilibrio tra illusione e realtà, un modo di vivere ciò che è fuori ascoltando quello che abbiamo dentro.
E allora la città diverrà luminosa, oppure sarà invasa tra troppa luce; sarà nascosta da alte montagne o imbellita da esse; sarà minacciata da un mare in tempesta oppure in balia del fascino del mare in tempesta e il visitatore si troverà nella folla fastidiosa di un mercato oppure tra i colori e gli odori di un mercato.

Questo concetto mi porta a “ Le città invisibili” di Italo Calvino. I luoghi che Marco Polo descrive a Kublai Kan sono città invisibili, inesistenti, prendono forma con il racconto del protagonista, si costruiscono nella narrazione.

Nel libro di Calvino ogni città porta il nome di una donna e ogni città è un universo a sé. Zaira, Anastasia, Valdrada, Sofroniam, Despina e tante altre.

Esse, attraverso la loro architettura e la loro unione con la natura, rappresentano emozioni e stati d’animo, presente sulla linea del futuro. Ci sono centri abitati che si riflettono nell’acqua, città invase dalla foresta, città che si presentano in modo diverso in base ai visitatori ( Desdemona “si presenta differente a chi viene da terra e a chi dal mare” , scrive l’autore).


Lo spazio invade, poi si allarga, le prospettive cambiano. Questa sensazione la rappresenta benissimo la città di Ottavia, la città-ragnatela che vive sospesa nel vuoto e si raggiunge attraverso intricati sentieri , ma il suo cuore non è in superficie, è sotto , in una posizione scomoda da scovare “ sospesa sull’ abisso, la vita degli abitanti d’ Ottavia è meno incerta che in altre città. Sanno che più di tanto la rete non regge ».

Quando poi si giunge a Pentesilea il viaggiatore non capisce dove sia il centro città, non ci arriva mai , la città è la periferia di sé stessa. .

Il racconto di Marco Polo al sultano chiede all’interlocutore di sviluppare soprattutto la vista, scovare angoli, assorbire colori e sfumature, accorgersi delle diverse prospettive, delle forme più varie, della luce e dell’ombra.

La denuncia di Calvino alla follia della metropoli fatta di contraddizioni e squilibri, di vuoti e di eccessi fu vista moltissimi anni prima che la situazione nelle metropoli degenerasse . Un esempio? La città di Leonia ossessionata dal ripulirsi dalle sue impurità creò intorno a sé cumuli d’immondizia.

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Simona Bertocchi è nata a Torino, toscana di adozione, vive attualmente a Montignoso, provincia di Massa Carrara. Lavora nel settore del turismo, ma l’altro mestiere, ormai in parallelo, è scrivere. Nel 2016 ha festeggiato I suoi 10 anni di carrier letteraria reglandosi il suo ultimo libro. Al momento ha 7 libri editi, alcuni dei quali giunti alla seconda edizione. Tanti i media che si sono occupati della promozione e recensione delle sue pubblicazione dalle testate giornalistiche, alle radio, alle televisioni nazionali e locali. Si occupa anche di volontariato essendo segretaria di uno sportello d'ascolto anti violenza. E’ appassionata di viaggi, di letteratura e di tango (che balla da qualche anno) Organizza e conduce salotti culturali e letterari in Toscana in collaborazione con importanti associazioni culturali, case editrici e librerie. SITO INTERNET: http://www.simonabertocchi.it